Reputazione e presenza on-line: quanto conta quando si cerca lavoro

Reputazione e presenza on-line: quanto conta quando si cerca lavoro

Una delle prime cose che i reclutatori fanno quando ricevono una candidatura, forse prima ancora di aver finito di leggere il vostro curriculum vitae, è cercarvi online.

Studi recenti hanno, infatti, dimostrato che il 77 % dei reclutatori dichiara di utilizzare i motori di ricerca per trovare dati sui candidati, e il 35 % di questi ammette di aver eliminato un candidato a causa di ciò che hanno trovato online.

Ma che cosa cercano i recruiter?

Forse le prove di un coinvolgimento effettivo in un progetto o in un’impresa elencati nel Curriculum Vitae, oppure cercano i successi ottenuti sul posto di lavoro o a scuola. Siamo però sicuri di quello che potrebbero trovare?

Con il diffondersi di tutti i social network, è innegabile che la propria presenza online sia cresciuta in maniera esponenziale. Non sempre però, quello che traspare di una persona dai commenti su Facebook, dalle foto su Instagram o dal profilo Linkedin, sono gli aspetti che un reclutatore spera di trovare nella persona che vuole assumere.

Come fare allora per ripulire la propria reputazione online?

Il primo passo è capire cosa si aspettano di trovare gli addetti alle assunzioni, quando cercano il vostro nome.
Ovviamente parliamo di aspetti positivi e costruttivi che vanno a vostro vantaggio. Ad esempio, le prove di un coinvolgimento in attività e comunità del settore, oppure la presenza adeguata in una rete lavorativa, come può essere Linkedin: tutto ciò che, insomma, dimostri buone capacità di comunicazione e coinvolgimento.
Avete pubblicato online progetti e materiali ai quali avete collaborato? Assicuratevi allora che siano privi di errori e che da questi si evincano le vostre capacità.

Cosa invece getta una cattiva luce su di voi?

In una recente intervista rilasciata alla rivista inglese The Guardian, Shuvo Loha, direttore dell’azienda Janikin Rooke, leader nella ricerca di figure specializzate e nel recruitment per conto terzi, spiega quali sono gli aspetti negativi da evitare di pubblicizzare online.

La prima cosa riguarda i cattivi commenti ricevuti o rilasciati: “Molto di ciò che facciamo è documentato da qualche parte on-line, per questo motivo, al giorno d’oggi, le persone dovrebbero essere molto più attente. Quella che sembrava una foto divertente all’università, per esempio, potrebbe finire per costare il posto di lavoro o il colloquio, senza nemmeno saperlo. Inoltre, la prova di un atteggiamento negativo o cattivo, manifestato attraverso troppe lamentele o critiche, suggerisce che un candidato possa essere intollerante o troppo estremo nelle sue opinioni. Anche parlare male di altre persone, in particolare dei datori di lavoro, esagerare in ogni cosa o essere troppo autopromozionali, gioca a vostro svantaggio”.

Come comportarsi allora?

Prima di tutto avendo cura di tanto in tanto di cercare il vostro nome online per capire cosa è visibile e cosa i recruiter possono trovare.
Vale la pena di essere un po’ più cauti su ciò che si pubblica e, poiché è difficile eliminare del tutto dalla rete, quello che ormai è stato divulgato, è il caso di prepararsi per rispondere a eventuali domande che potrebbero emergere a riguardo, durante il colloquio.

Questa regola generale vale sia se si applica per un lavoro in Italia, sia se si cerca lavoro all’estero: l’importante è non farsi cogliere impreparati. Specie quando si deve sostenere un colloquio in inglese, anche se si è padroni della lingua, può capitare di non sentirsi sicuri. Affidati allora ai nostri esperti per una simulazione in lingua inglese del colloquio di lavoro e aumenta le tue chance di successo.
Vuoi sapere anche come tradurre il tuo curriculum vitae in inglese? Guarda qui.

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